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  • : Blog di Sara Cespoli
  • : Luogo non luogo per lasciare impressioni, pensieri, emozioni.Per scambiare progetti, opinioni, sogni. Per immaginare quel mondo fantastico che ognuno si porta nel cuore.Talesa è un libro, ma anche un modo come un altro per farmi conoscere non solo come scrittrice, esordiente e ancora non conosciuta, ma anche come persona. Benvenuti a tutti quelli che passeranno di qui!!!
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manuela romanelli ragazza allo specchio

EMMA

La prima versione di ‘Smarrimenti del cuore’

 

 

Emma era abituata a convivere con la sua sbadataggine. Sapeva di essere disordinata, spesso dimenticava dove riponeva le sue cose. Ma con le persone, non aveva mai sbagliato.

Non si scordava delle persone, tanto meno delle cose che le riguardavano.

Perciò, quella era la prima volta.

La prima volta che perdeva l’amore della sua vita in pochi giorni. Forse, s’illudeva a fatto compiuto, non era poi l’amore della sua vita. Non era poi così importante.

Però, a ripensarci bene, fra tutte le cose che aveva perso, non ce n’era stata una che fosse durata così poco. Nemmeno l’ombrello nuovo lasciato al supermercato, fra l’altro in un giorno di pioggia, e nemmeno il braccialetto che le avevano regalato i suoi genitori per il suo ultimo compleanno. Nemmeno gli occhiali da sole, che spesso pensava di aver smarrito, ma erano nella sua testa. Soltanto, l’ultima perdita aveva davvero dell’assurdo!

E dire che, proprio quella mattina, aveva deciso di darsi una regolata. Era stufa di apparire come una persona non affidabile. Perdere così tanti oggetti, poi, pesava enormemente sul suo bilancio economico!

 

Novembre. Pioggia fine sulle guance fresche, e capelli crespi senza rimedio. All’uscita dell’università, un bar invitante e soprattutto caldo.

Conobbe Claudio proprio in quel bar.

‘Ciao, mi chiamo Claudio, e tu?’

‘Emma. Ciao’.

La ragazza trasalì, talmente sbadata da non accorgersi subito del suo sguardo puntato addosso a lei.

Poche parole, scambiate fra l’aroma del caffè e la confusione di pendolari e studenti che vorticavano attorno a loro, con la solida indifferenza che si ha per tutto quello che accade intorno ma non riguarda la nostra vita.

Claudio era perfetto. Preciso, posato, bello da morire. Mai un capello fuori posto. Proprio quello giusto.

Si ripromisero di rivedersi nel pomeriggio per una passeggiata al parco.

Le ore di lezione volarono, e spesso Emma fu ripresa perché guardava quasi in maniera ininterrotta fuori dalla finestra, lo sguardo perso come tante altre cose nella sua vita, ma il cuore ben saldo nello scoprire nuove e dolci emozioni. La scintilla era già scoccata, non poteva tornare indietro a spengerla. Con la mente, Emma guardava un film tutto suo.

Era una sognatrice, Emma. Perché nei sogni non ti puoi smarrire, non ti puoi perdere, a meno che tu non lo voglia.

Il pomeriggio arrivò faticoso, e con esso la tanto agognata passeggiata. Emma si concentrò con tutte le sue forze perchè non accadesse niente di storto.

Claudio l’aspettava all’entrata del parco. Sorridente le venne incontro. Si salutarono baciandosi intimiditi sulle guance. Iniziarono a camminare nell’aria dell’autunno appena arrivato, imparando a conoscersi con le parole.

A volte, le catastrofi vengono annunciate da piccoli episodi, o forse non troppo piccoli, si evita soltanto di guardarli troppo a lungo. Quel giorno il piccolo episodio fu la perdita delle chiavi di casa.

Claudio aveva accompagnato Emma fino al portone. Probabilmente le chiavi erano rimaste sul mobiletto del telefono. Tecnicamente non erano perse ma dimenticate. Magra consolazione. Nel momento del bisogno erano comunque perse. A casa naturalmente non c’era nessuno, perciò l’incontro fra i due si prolungò, con somma gioia di entrambi, fino al rientro della madre di Emma.

I ragazzi si salutarono con un po’ d’imbarazzo. Claudio però sembrava tranquillo.

‘Sono cose che capitano’, disse interrompendo il profluvio di scuse della ragazza.

Si, poteva capitare.

Il giorno dopo Claudio le propose di andare a vedere un film. Al cinema davano l’ultimo di Clooney.

Emma stavolta si mise in ghingheri. Fu una fatica. Non trovò una maglietta che invece aveva ben chiara e presente nella testa, e neppure gli orecchini a cerchio cui era tanto affezionata. Poco male, trovò altro da mettersi.

Claudio era davanti al multisala ad aspettarla, sempre sorridente e sempre bello. Fecero il biglietto e, dato che era presto, si fermarono a prendere un caffè nel bar del cinema. Si sedettero.

‘Beh come è andata ieri? Tutto a posto con le chiavi?’ domandò premuroso il ragazzo.

‘Si, tutto a posto. Erano dove ricordavo di averle lasciate quando ho cambiato borsa’ rispose Emma, esitando. In realtà, non le aveva ritrovate, aveva preso in prestito quelle della madre. ‘A volte ho la testa fra le nuvole’. Risero della sua distrazione.

‘Sei molto tenera’ le sussurrò lui di punto in bianco.

 

Arrivò l’ora dello spettacolo.

Il secondo episodio della catastrofe imminente colpì all’improvviso. Emma non trovava il suo biglietto. Dovettero rifarlo, Claudio fu così gentile da pagarlo lui, ma persero dieci minuti del film.

Emma pensò amaramente che era in grado di perdere anche interi minuti.

Nel buio della sala, avrebbe voluto sparire. Poi, la mano di Claudio prese la sua, e tutto, di nuovo, si appianò. Anche se Claudio le era apparso un po’ pensieroso. Non si scambiarono molte parole durante il tragitto di ritorno. Erano a piedi, il cinema era vicino ad entrambe le loro case.

I due indugiarono davanti al portone di Emma.

‘Sono stato molto bene stasera’ mormorò Claudio.

Emma non colse l’esitazione nel tono della sua voce. E, temeraria, si avvicinò e lo baciò. Un lungo bacio sulla bocca.

‘Sono stata molto bene stasera’, ripetè Emma, con i piedi che non toccavano terra. ‘A domani’.

Ahimè si stava innamorando.

Il giorno dopo, il terzo dopo il primo loro incontro, pioveva a dirotto.

Claudio andò a prendere Emma con l’auto del padre. Decisero di andare a bere qualcosa in un pub.

Il locale era affollatissimo, già poco dopo l’ora di cena. Si avvicinarono al bancone, ordinarono una birra a testa.

Era difficile parlare, troppo brusìo, troppe facce, troppe risate. Troppe esistenze sconosciute che fluttuavano nella penombra.

‘Che ne dici di cercare un posto più tranquillo?’ urlò quasi Claudio.

Emma annuì. ‘Offro io, stasera’.

Altro atto della catastrofe. Emma non trovava il portafogli. Doveva averlo lasciato sul solito tavolino.

‘Fa niente’ sospirò Claudio. In verità appariva un po’ scocciato.

Uscirono dal pub, frastornati. Emma era distrutta dalla vergogna. Non si dissero niente mentre Claudio l’accompagnava a casa. La proposta di cercare un posto tranquillo cadde nel vuoto di comune e tacito accordo.

‘Le chiavi ce l’hai?’ chiese Claudio fra il sarcastico e lo scherzoso. Emma annuì. Si baciarono in fretta. Claudio attese che Emma entrasse a casa.

D’un tratto una figura femminile avvolta in uno stretto impermeabile nero come la notte la raggiunse.

‘Aspetta Emma! Ho io le tue chiavi!’

Emma si voltò e salutò la sorella. Insieme si avviarono verso le scale dell’ingresso. Insieme salutarono con un gesto identico Claudio che le fissava stranito dall’auto.

 

‘Beh? Chi era quel bel ragazzo? Non dirmi che ci esci insieme!’ chiese la sorella, curiosa.

‘Si, Rebecca’. Il tono di Emma non nascondeva l’apprensione. Temeva sua sorella. Era più affascinante e spigliata di lei, agli occhi dei ragazzi.

Ma con Claudio sarebbe stato diverso. Le piccole cose che erano successe… non avrebbero messo a repentaglio la loro storia.

Quella notte, Emma dormì un sonno agitato e senza sogni in cui rifugiarsi.

La mattina, Rebecca accompagnò la sorella all’università. Non erano nella stessa classe, non seguivano gli stessi corsi, spesso neanche si incrociavano prima della pausa pranzo. Ma Rebecca voleva saperne di più su Claudio, e la tempestava di domande.

Il fatto che all’improvviso, nel corridoio, apparisse Claudio, accelerò soltanto la caduta nel precipizio. Fu inevitabile per Emma presentarlo alla sorella. Mentre lo faceva, sapeva già di aver perso qualcosa per l’ennesima volta.

Uno strano luccichìo attraversò lo sguardo del ragazzo quando vide Rebecca.

Emma si sentì morire. Seppe che questa volta non poteva davvero fare niente per evitare l’inevitabile.

Emma e Rebecca erano gemelle. Spiccicate. Ma Rebecca era tutto fuorchè disordinata, non sapeva cosa fosse la distrazione, e ci sapeva fare. Con i ragazzi e con la vita in generale. Aveva la testa sulle spalle. Non perdeva mai nulla, semmai trovava sempre le cose della sorella. Non cercava i suoi occhiali mentre li aveva in bilico sulla fronte. E, adesso che Emma ci faceva caso, indossava i suoi orecchini a cerchio. In mano, poi, aveva di nuovo il suo mazzo di chiavi.

Li lasciò lì, Claudio e Rebecca, a parlare. Non la consideravano più. Emma si allontanò a testa bassa. Li aveva persi entrambi.

Per l’ennesima volta si decise di darsi una regolata. Mentre raggiungeva la sua aula, pensava che forse Claudio non era l’amore della sua vita. Anche se, proprio in quel momento, quella considerazione non la consolava affatto.

Frugò, sovrappensiero, nella borsa. Non trovò gli occhiali che voleva indossare per nascondere gli occhi pieni di lacrime. Si toccò la testa, sospirò. Nemmeno lì c’erano. Era davvero senza speranza. Non c’erano.

‘Maledizione’ imprecò sottovoce.

Poi ricordò. Non li aveva sua sorella quella mattina? E gli orecchini…

Dopo aver perso molte cose, aveva trovato una conferma che non aveva mai cercato. Una conferma molto amara, in verità.

Forse non doveva darsi una regolata lei. Forse non era soltanto una sbadata e una disordinata, anche se ci metteva sicuramente del suo.

Forse, soprattutto, aveva una sorella gemella stronza.

Appuntò lo sguardo lacrimoso davanti a sé. Se non altro, adesso sapeva come regolarsi in futuro. Se non altro, avrebbe smesso di darsi la colpa per tutto.

E Claudio, abbagliato dal savoir faire della sorellina, non la meritava.

 

 

 

 

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