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  • : Blog di Sara Cespoli
  • : Luogo non luogo per lasciare impressioni, pensieri, emozioni.Per scambiare progetti, opinioni, sogni. Per immaginare quel mondo fantastico che ognuno si porta nel cuore.Talesa è un libro, ma anche un modo come un altro per farmi conoscere non solo come scrittrice, esordiente e ancora non conosciuta, ma anche come persona. Benvenuti a tutti quelli che passeranno di qui!!!
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MANUELA ROMANELLI 2490

 

PRIMO APPUNTAMENTO

 

 

Due gocce di profumo sul collo. Mi accomodo uno spallino dell’abito da sera. Finisco di truccarmi, un velo di fard.

Leggo l’etichetta: illuminante. Per attenuare le rughe del tempo.

Che strano, ho quasi quarant’anni, ma la sensazione che sento è quella di avere tutto il tempo del mondo.

Mi sposto facendo vagare i pensieri, meccanicamente spengo le luci, chiudo la porta.

Esco in strada, l’aria estiva mi attacca. Luglio pieno. Umido. Afoso.

Sorrido. La mia sudorazione è azzerata, mentre il cuore è in affanno.

Il suono dei tacchi sul selciato sembra prendermi in giro, una risata secca, ritmica, tac tac tac nel buio.

Tutto avrei pensato, tranne rivivere l’esperienza di un primo appuntamento!

Come sarà vestito? Che profumo indosserà?

Sono molto attenta ai particolari. Eppure un po’ lo dovrei conoscere. Sono confusa, frastornata, queste emozioni da ragazzina non le ricordo quasi più.

E lui, come mi vedrà?

Conterà le mie rughe, moltiplicate sul mio volto di donna?

Non ci metto molto ad arrivare, abbiamo fissato in un pub vicino a  casa. Quando mi trovo davanti alla porta a vetri, la luce ambrata che da una parte mi invita, dall’altra mi respinge con i suoi misteri celati in trasparenza, esito per un attimo. Un attimo solo, un attimo ancora. Non ho più l’età per certe cose.

Lo so, quaranta anni non sono niente. La mia vita, però, mi è come sfuggita dalle mani, in uno stato sospeso che non riesco a recuperare. Servirà tutto questo? Mi rimetterà in carreggiata?

Mi darà quell’autostima che avevo da ragazza?

Mi vergogno un po’, ma ho voglia di vederlo, di conoscerlo nuovamente, al di là della distanza che ci ha separato a lungo. Troppo a lungo.

Sì, devo entrare.

Apro la porta del pub, sta cigolando? Tutto è ampliato, qua dentro, il fumo, le luci, le voci, il caldo. Poi, i rumori si zittiscono, e vedo lui.

Il suo volto si confonde nel buio, ma il suo sorriso è inconfondibile.

È seduto al bancone, ma quando mi vede si alza subito e mi bacia lievemente sulle guance.

‘Ci accomodiamo ad un tavolo?’

Annuisco, tesa.

Ci sediamo ad un piccolo tavolino un po’ discosto dagli altri.

Il silenzio pesa. Il cameriere prende l’ordinazione, ed è l’unica occasione in cui parliamo.

‘Due birre’, lui non esita. Immagina bene i miei gusti.

Torniamo a tacere, poi, i nostri occhi comunicano ciò che la voce non sa dire.

Un lampo di malizia qui, un gesto di complicità là, le nostre mani si incontrano. Le nostre lingue si sciolgono.

Conversiamo su tutto. Tutto quello che ci viene in mente. Tutto quello che serve a conoscerci, con in sottofondo la sensazione di saperci già a memoria.

Il tempo che fa, ricordi d’infanzia, cosa ci piace mangiare.

Come se già non lo sapessimo dentro di noi,mi sussurra una vocina guastafeste.

Il senso di familiarità è sempre più evidente, non è poi così difficile parlare. Ma non si dice che al primo appuntamento non sappiamo mai cosa raccontare di noi?

Forse stiamo sbagliando qualcosa. Ci avviciniamo troppo, vertiginosamente.

No, non è così che deve andare.

Arrivano le birre.

Un piccolo sorso interrompe la conversazione, che poi ricomincia.

Improvvisamente, lui mi guarda. Mi guarda davvero.

‘Sei splendida, stasera’, sussurra. È imbarazzato. E io avverto subito il perché.

Avvampo. Non pensavo che un complimento potesse colpirmi così.

Mi sento nuda. Qualcosa mi sfugge.

Sono felice, non mi ha mai detto niente del genere.

La familiarità si sfalda. Precipita come un castello di carte colpito da un vento capriccioso e inaspettato. Mi metto sulla difensiva.

‘Cosa hai detto?’

La mia voce è ferrosa, esce a fatica dalla gola. Avrei voglia di piangere. Non poteva durare, me lo sentivo.

I rumori di fondo tornano in primo piano, sono in bilico fra sogno e realtà, precipito verso quest’ultima e mi assale la nausea. Per me stessa, per noi.

‘Gianni’.

I suoi occhi m’implorano di stare al gioco, o di stare zitta. Anche i nostri nomi, in un attimo, diventano stantii. Come se li pronunciassimo da secoli.

Io non so stare zitta, Gianni, lo sai. Non posso proprio fingere. Ho fatto quello che hai proposto tu.

‘Non dovevamo farlo’.

‘Laura…’.

‘Perché me l’hai mai detto?’

‘Che cosa?’

‘Quello che mi hai detto prima…’.

Non riesco neanche a pronunciarlo a voce altra, quello stupido complimento. Sì, perché solo questo: uno stupido complimento, di cui mi rendo conto di sentire la mancanza. E dirlo così, stasera, in questa occasione, non va proprio. Mi ferisce, perché non è spontaneo.

‘Chiedo il conto’.

Annuisco, stizzita. Ci abbiamo provato.

Infilo veloce il soprabito, mi alzo all’unisono con lui, e usciamo dal locale, mentre le nostre mani, inconsce e fugaci, si sfiorano.

Ancora una volta non parliamo.

È così da anni.

‘Gianni, smettiamo di fare i ragazzini’.

Lui mi guarda afflitto.

‘Dammi le chiavi di casa’.

‘Non è stata una buona idea, vero?’, chiede implorante lui.

La sua afflizione mi commuove, tutto sommato. L’atmosfera che avevamo tentato di costruire intorno a noi si alza come un sipario impazzito. Lo stesso pensiero ci attraversa, e scoppiamo a ridere.

‘Laura, siamo sposati da vent’anni! Ma cosa ci è venuto in mente?’

‘Non lo so’, rispondo. ‘Ma non lo facciamo più, non serve a niente’.

‘Daì, vieni qua’, mi dice mentre mi abbraccia, ‘domani andrà meglio’.

Mi sorprendo a provare tenerezza per lui. E tanto altro.

‘Ti amo, Gianni’.

Di cosa altro abbiamo bisogno, se non di questo, per ritrovarci?

Mio marito mi guarda, la gioia lo confonde.

‘Ti amo, Laura’.

Entriamo in casa. Trascorriamo la notte facendo l’amore. Riprendiamo la nostra maturità perduta, e impariamo ad accettarci attraverso le vecchie abitudini.

Non è poi così negativo.

Ci ritroviamo. Due persone innamorate dopo tanti anni. Che si spaventano un po’ se a volte, il sentimento si intiepidisce.

Il primo appuntamento? Da non ripetersi, neanche per finzione.

 

 

 

 

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