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  • : Blog di Sara Cespoli
  • : Luogo non luogo per lasciare impressioni, pensieri, emozioni.Per scambiare progetti, opinioni, sogni. Per immaginare quel mondo fantastico che ognuno si porta nel cuore.Talesa è un libro, ma anche un modo come un altro per farmi conoscere non solo come scrittrice, esordiente e ancora non conosciuta, ma anche come persona. Benvenuti a tutti quelli che passeranno di qui!!!
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ROSA ROSSA

UN VERO GENTILUOMO

 

 

Ditemi, cosa avreste fatto al posto mio?

Giusto per sapere una vostra opinione: perché io so bene cosa ho fatto, e lo rifarei, anche più volte, se la stessa occasione mi si presentasse di nuovo.

Stavo tornando a casa. Era tardi, quasi mezzanotte, avevo fatto tardi in ufficio, mi ero trattenuta per qualche ora di straordinario che, in tempo di crisi, non fa mai male. Avevo una voglia matta di togliermi le scarpe con i tacchi. Otto centimetri. E il tailleur classico che mi faceva una silhouette da urlo. Ma era altrettanto scomodo. Sognando pigiama e pantofole, mi tolsi le scarpe sullo zerbino davanti alla porta, e tenendole in mano, presi dalla borsa le chiavi di casa.

Notai subito che qualcosa non andava. Una sensazione, più che una certezza. Mi guardai attorno. Sul pianerottolo, non c’era nessuno. Il silenzio si poteva tagliare con un coltello, tanto era denso. Tutti erano già a dormire.

Infilai le chiavi nella serratura, e la scoprii aperta. Una scarica di adrenalina mi attraversò. Vivevo sola. Per scelta. Punto. Chi aveva aperto la porta del mio appartamento? La serratura non appariva forzata. Forse mi ero dimenticata di chiudere la porta, quella mattina?

No, non esiste. Sono troppo meticolosa. Capace di ritornare indietro quando sono quasi arrivata al lavoro, solo per il lontanissimo sospetto di aver lasciato aperto il gas.

Mi balenò in mente che potesse essere il mio ex, lui le mie chiavi una volta le aveva. Me le aveva anche restituite. Beh, lo consideravo meschino abbastanza da farsene una copia e sorprendermi nella notte solo per mettermi paura.

Ah si? Era quello che voleva?

Ormai certa che si trattasse di lui, incanalai tutta la mia rabbia per benino, per poterla scagliare contro l’uomo che mi aveva rovinato la vita e mi aveva lasciato con una mail. La raccolsi, fino all’ultima traccia, e la concentrai in un dardo infuocato, come la tremenda magia del più coraggioso cavaliere che immaginavo nei miei fantasy preferiti.

Inspirai, mi armai di determinazione, non di coraggio, perché di quello ne avevo da vendere, aprii la porta, entrai a casa mia. Posai le scarpe e la borsa in terra, in un angolo, e mi mossi silenziosa.

Tutta la mia preparazione psicologica svanì in una nuvola d’incredulità.

La luce del soggiorno era accesa, era di quelle di cui si poteva regolare l’intensità, e in quel momento era molto bassa. Sufficiente però per intravedere sul tavolino davanti al divano bianco per cui stravedo, un mazzo di rose rosse.

Non potevo resistere ai fiori. Quel bastardo lo sapeva benissimo.

Mi avvicinai al tavolino, sfiorai voluttuosamente i petali rossi ancora imbevuti di rugiada, e mi guardai intorno circospetta.

In camera la luce era accesa. Mi ci diressi a passi sicuri, mentre nella testa la rabbia di nuovo risaliva, lenta e gonfia come una marea.

Che cosa voleva fare, tentare di sedurmi?

Bastardo lurido figlio di …

Mi fermai sulla soglia.

Sbalordita.

Ma non impaurita.

Solo che davanti a me avevo un perfetto sconosciuto. Frugava con calma dentro il mio portagioielli. Non appena sentì il fruscio dei miei passi sulla moquette, si voltò ma non si scompose. Piantò due occhi blu profondi come il mare su di me, ed io, in quel mare, mi sentii annegare.

Era un ladro! Stava frugando fra le mie cose …

Non reagivo, stavo lì impalata a guardarlo, senza dire niente, finché non fu lui a parlare per primo.

“Ha paura?”

La sua voce calda mi avvolse.

“No”, dissi.

La mia voce bassa tremava vergognosamente. Sperai che non se ne accorgesse.

Poi, non volendo fare la figura della stupida fino in fondo, domandai: “Come ha fatto a entrare?”

Lui sorrise. Aveva denti perfetti, regolari, bianchissimi.

“La sua è una serratura molto facile da aprire”.

Si avvicinò a me, con passo elegante. Si mise una mano fra i capelli, scostandoseli dalla fronte, con fare svogliato, ma sicuramente sexy.

“Ha gradito i miei fiori?”

“Si!”, risposi senza pensare, con veemenza. Altra figura da stupida, perché il mio si sembrava un urlo sgraziato, tanto era uscito istintivo.

Lui sorrise di nuovo.

“Si rilassi, non voglio farle del male”.

Annuii piano con la testa. E mi rilassai.

“Che cosa intende fare?”, chiesi, con tono leggermente piagnucoloso.

L’uomo si avvicinò ancora, adesso sentivo il suo profumo. Muschio. Mescolato a sandalo. Mescolato a qualcos’altro di dolciastro e buonissimo che doveva essere l’odore della sua pelle. Socchiusi gli occhi, per godermi meglio quell’effluvio. Le mie gambe tremarono. Con naturalezza, speravo che così almeno sembrasse, mi appoggiai piano al cassettone, per evitare di cadere.

Lui si avvicinò sempre di più, ci dividevano pochi centimetri. Sentivo il suo respiro caldo sul collo. Serrai ancora di più gli occhi. Non li riaprii. Neanche quando lui mi baciò. Le sue labbra morbide mi provocarono delle scosse elettriche in tutto il corpo. Ricambiai il bacio, con una passione disinibita, quella passione senza remore che è possibile condividere solo con uno sconosciuto. E lui lo era. Lo sconosciuto più affascinante con cui avessi avuto a che fare. Un ladro, per di più. Ma chi ci pensava?

Avrei voluto che quel bacio fosse durato per sempre, ma le sue labbra, alla fine, si staccarono, mentre le mie rimasero socchiuse, protese, anelando un altro contatto.

Aprii gli occhi, delusa.

Lo sconosciuto sorrise. Mi persi nei suoi denti bianchi.

Mi accarezzò una guancia con tocco magnetico, e sussurrò: “E’ stato un piacere”.

Tornò al portagioielli, esitò per un attimo, prese un unico oggetto che intravidi appena ma che riconobbi. L’uomo mi rivolse un piccolo inchino. Passò oltre me, oltre la camera, raggiunse il soggiorno, fu davanti alla porta. La aprì, e uscì dalla mia vita.

Ero sconvolta da quell’incontro, il più eccitante della mia vita. Non l’avrei più rivisto, lo sapevo bene. E magari, era meglio così. Forse, rivederlo avrebbe rotto l’incanto. Non l’avrei mai dimenticato.

Mi venne in mente un pensiero assurdo: avrei messo a seccare le rose, così le avrei conservate per sempre.

E lui, cosa si era preso di me, oltre il battito galoppante del mio cuore?

Soltanto un anello che mi aveva regalato il mio ex, un milione di anni prima. Un anello d’inestimabile valore, che mi ero tenuta per ripicca. Tutto sommato, mi aveva liberato di un ricordo sgradevole. E me ne aveva donato uno meraviglioso!

Non mi passò neanche per un attimo nella testa di denunciarlo, mentre mi toccavo le labbra con un dito, assaporando di nuovo quel bacio rubato.

Totalmente imbambolata, mi tolsi il tailleur, mi infilai il pigiama e le pantofole, e andai a letto. Dormii benissimo. E sognai altrettanto bene.

E voi, cosa avreste fatto al posto mio?

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