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  • : Blog di Sara Cespoli
  • : Luogo non luogo per lasciare impressioni, pensieri, emozioni.Per scambiare progetti, opinioni, sogni. Per immaginare quel mondo fantastico che ognuno si porta nel cuore.Talesa è un libro, ma anche un modo come un altro per farmi conoscere non solo come scrittrice, esordiente e ancora non conosciuta, ma anche come persona. Benvenuti a tutti quelli che passeranno di qui!!!
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MANUELA ROMANELLI 2484

L’ANNIVERSARIO

 

Il timer del forno la fece trasalire. Anna si riscosse dal lieve torpore che l’aveva colta mentre attendeva in cucina. Il profumo succoso dell’arrosto la circondava, quasi inebriandola.

Era una serata molto importante. L’anniversario del loro matrimonio.

Con un mezzo sorriso, Anna pensò al marito che stava aspettando, paziente come sempre, che la cena fosse pronta.

Doveva sbrigarsi. Le lancette dell’orologio, il suo tic tac ipnotico, scandivano il tempo con urgenza.

Tolse la teglia dell’arrosto dal forno, attenta a non scottarsi, e la posò sul tavolo, in attesa che si stemperasse per trasferirlo nel vassoio di portata.

Il vino era già in tavola, alla giusta temperatura. A Stefano piaceva molto il vino, ma lei non se ne intendeva molto. Si era affidata al consiglio del gestore della loro enoteca di fiducia, e sperava di non aver sbagliato. In effetti, il gestore era apparso sorpreso quando aveva deciso di acquistare tre bottiglie.

Sorrise di nuovo. Magari lui si sarebbe sciolto un po’. Ultimamente, non parlava molto.

Quella sera Anna aveva cercato in tutti i modi di propiziarsi l’umore di suo marito curando i minimi dettagli. A cominciare dall’abito che indossava.

Un vestitino estivo, color malva, con uno scollo appena accennato ma non per questo meno provocante. Le gambe tornite e lunghe erano esaltate da un paio di sandali neri dal tacco vertiginoso. Sperava di non vacillare mentre portava l’arrosto in tavola, altrimenti lui non si sarebbe certo risparmiato l’ultima presa in giro. Almeno, così faceva di solito.

Stefano amava quell’abito, quei sandali. Anna era vestita così al loro primo appuntamento. A lui era rimasto tutto così impresso, più delle mille parole che si erano scambiati. Niente di meglio per la cena dell’anniversario. Avevano deciso di sposarsi lo stesso mese in cui si erano conosciuti.

Settembre. Quando Anna pronunciava quella parola, la bocca le si riempiva di gioia sole e foglie dorate.

Erano passati tre anni.

Indimenticabili.

Certo, litigavano spesso, ma niente che non si potesse risolvere con altre parole.

Si amavano tanto.

Quando non erano insieme, un filo invisibile li attirava, li univa a distanza facendoli sentire più vicini.

Soltanto, da qualche mese, quel filo si era un po’ allentato. E Anna non sapeva spiegarsi il perché.

Stefano era un uomo molto sicuro di sé, sincero. Non le nascondeva mai le cose, nemmeno quelle più dolorose.

Perché adesso non si confidava?

Tutti se ne erano accorti. I genitori, i parenti… Quando usciva per fare la spesa, o per andare al lavoro, non c’era un amico o un conoscente che non le rivolgesse uno sguardo di partecipazione.

Quasi di compassione.

Per quale motivo, poi?

Non c’era niente che non si potesse risolvere, come tutte le crisi che avevano passato. Ne sarebbero usciti indenni anche stavolta. E gli altri avrebbero fatto meglio a pensare ai fatti propri.

La donna sospirò, ritornando alla realtà.

Era il momento di servire la cena. Le venne l’acquolina in bocca pregustando la morbida croccantezza delle patate cotte in forno. Stefano le amava tanto!

Anna si scrutò nel vetro della finestra, cercando di intuire dal suo riflesso appena accennato se era in ordine. Si accomodò i capelli con le mani, si lisciò l’abito, raddrizzò le spalle e prese il vassoio dell’arrosto.

Pochi passi la separavano dalla sala. Stefano era già seduto al suo posto. Le sorrideva, aspettandola.

Anna posò il vassoio sul tavolo. Servì il marito, ricambiando il suo sorriso aperto, quello che rivolgeva soltanto a lei, e si sedette di fronte. I loro occhi s’incrociarono per un attimo: Anna abbassò lo sguardo per prima. Gli occhi verde mare di Stefano la raggiungevano in fondo all’anima, e si sentì a disagio perché le sembrò, anche se per un solo istante, di aver notato una strana luce nell’espressione del marito, ma non ci badò più di tanto.

Era emozionata, e quando si sentiva inquieta diventava logorroica. Mentre l’arrosto croccante creava una nuvola di aromi fra i due, racchiudendoli nell’intimità di sempre, Anna parlava, parlava.

Stefano era un ottimo ascoltatore, e non era strano che lasciasse all’inizio la conversazione in mano a lei.

Le parole fluttuavano nell’aria, mescolandosi al profumo delle patate. Le posate tintinnavano, il vino scorreva, almeno per Anna. Senza aspettare che Stefano la servisse, si era già versata tre bicchieri. Non era brilla, no, solo un po’ allegra.

Avrebbe affrontato meglio l’eventuale discussione che si aspettava a fine cena.

Il tempo passava, la voce di Anna si era arrochita un po’ per effetto dell’alcol. La rendeva più seducente, ne era consapevole.

Stefano continuava a guardarla. Anna si accorse che non aveva toccato cibo. Ebbe paura che l’arrosto non fosse di suo gradimento, ma a lei, in verità, era sembrato squisito. Forse Stefano non aveva fame.

Al momento non seppe darsi una spiegazione, ma incrociando lo sguardo del marito, gli occhi le si riempirono di lacrime.

‘Che sciocca, adesso mi rovinerò tutto il trucco’, mormorò, cercando con tutte le forze di non piangere. Non amava le scenate, al pari di Stefano, sempre calmo davanti a lei. Il marito restò in silenzio.

‘Perché, amore mio, perché non parli?’

Anna allungò una mano per sfiorare il viso del marito, ma lui si ritrasse. Attraverso le lacrime, la sua immagine appariva tremolante e opaca, distante.

Cosa stava succedendo? Qual era il segreto di Stefano? Cosa le nascondeva?

Niente che non potessero risolvere. Quella frase echeggiava nella sua testa come un mantra.

Risolvere, risolvere…

Non ci sarebbe mai riuscita se iniziava a piangere. Stefano non sopportava le sue lacrime. La facevano sembrare una bambina capricciosa.

All’improvviso le passò l’appetito. Allontanò da sé il piatto, posò il tovagliolo, si alzò in fretta, nascondendo l’imbarazzo.

‘Vado un attimo in bagno a rinfrescarmi’.

Tra le lacrime vide che lui annuiva, piano. Comprensivo, come sempre.

Con dolore, però, la donna si rese conto che non le aveva fatto nessun apprezzamento sul suo nuovo taglio di capelli. Certo, gli uomini non badano molto a queste cose. E sicuramente Stefano aveva altro a cui pensare.

Dal giorno dell’incidente non era più lo stesso. In un certo modo, l’essere investito mentre attraversava la strada lo aveva segnato più di quanto entrambi avevano immaginato.

Probabilmente, suo marito aveva paura.

E si vergognava di aver paura davanti a lei.

Lei era la debole, lui l’avrebbe protetta sempre.

In ricchezza e povertà, nella salute come nella malattia…

Finchè morte non ci separi.

Anna rabbrividì. Che brutti pensieri… Sfiorò la mano dell’uomo con una carezza. Quanto era impalpabile e rigida, la sua mano!

Anna pensava di vivere in un sogno. Le girava la testa. Aveva esagerato con il vino, c’erano due bottiglie vuote sul tavolo. Le aveva bevute tutte lei?

Doveva togliersi quel vizio. Era nato dopo l’incidente. Le cose non si risolvevano bevendo.

‘Torno subito, poi parliamo’.

Non aspettò la conferma di Stefano. Si precipitò in bagno.

Lo stomaco le si rivoltò, ebbe un conato improvviso. Vomitò con violenza. Le lacrime la schermavano dalla sua miseria. E quando tornò alla realtà, sentì un filo invisibile tirarsi e strapparsi.

No, questa volta non si sarebbe risolto un bel niente. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo.

Gli altri avevano ragione. Meritava di essere compatita.

Pianse per ore. La sera divenne notte, la notte si tramutò in alba.

In sala, al suo posto, mentre l’arrosto si raffreddava sul piatto, la foto di Stefano non aveva mai smesso di sorridere.

 

 

 

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