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Corso di scrittura in pillole (salate) di Ennio Flaiano
− Chi apre il periodo, lo chiuda.
− È pericoloso sporgersi dal capitolo.
− Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.
− Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo.
− Chi tocca l’apostrofo muore.
− Abolito l’articolo, non si accettano reclami.
− La persona educata non sputa sul componimento.
− Non usare l’esclamativo dopo le 22.
− Non si risponde degli aggettivi incustoditi.
− Per gli anacoluti, servirsi del cestino.
− Tenere i soggetti al guinzaglio.
− Non calpestare le metafore.
− I punti di sospensione si pagano a parte.
− Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata.
− Per le rime rivolgersi al portiere.
− L’uso del dialetto è vietato ai minori dei 16 anni.
− È vietato servirsi del sonetto durante le fermate.
− È vietato aprire le parentesi durante la corsa.
− Nulla è dovuto al poeta per il recapito.
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10 consigli di Julio Ramón Ribeyro per scrivere un buon racconto
1.Il racconto deve narrare una storia. Non esiste un racconto senza storia. Il racconto è fatto apposta perché il lettore possa, a sua volta, raccontarlo.
2. La storia del racconto può essere reale o inventata. Se è reale deve sembrare inventata e se è inventata, reale.
3. È preferibile che il racconto sia breve, di modo che si possa leggere tutto d’un fiato.
4. La storia narrata dal racconto deve divertire, commuovere, intrigare o sorprendere, meglio se tutto insieme. Se non sortisce nessuno di questi effetti non esiste come racconto.
5. Lo stile del racconto deve essere diretto, semplice, senza ornamenti né digressioni. Lasciamo queste cose alla poesia o al romanzo.
6. Il racconto deve solo mostrare, non dare insegnamenti. Altrimenti sarebbe un aforisma.
7. Il racconto ammette tutte le tecniche: dialogo, monologo, narrazione semplice, epistolare, relazione, collage di testi altrui, etc., sempre che la storia non si dilunghi e il lettore possa raccontarla a voce.
8. Il punto di partenza del racconto deve essere una situazione di conflitto per cui il o i personaggi siano costretti a prendere una decisione che metta in gioco il proprio destino.
9. Nel racconto non devono esserci tempi morti e nemmeno parti in eccesso. Ogni parola è assolutamente imprescindibile.
10. Il racconto deve condurre necessariamente e inesorabilmente a un’unica conclusione, anche se inaspettata. Se il lettore non apprezza la conclusione vuol dire che il racconto non è riuscito.
Rispettare questo decalogo, come si può buon ben capire, non garantisce la scrittura di un buon racconto. La cosa più giusta da fare è infrangerlo, regolarmente, come io stesso ho fatto. Ancora meglio sarebbe: inventarne uno nuovo.
Julio Ramón Ribeyro
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